L'immaginario infantile rivissuto in età adulta, la meraviglia dinnanzi al
suono e al movimento, un'abilità tecnica sofisticata e il gusto per i
materiali inconsueti sono gli ingredienti del mondo visionario e
fantastico di Danilo Martinuzzi, curiosa figura di artista/meccanico.
Le sue sono macchine celibi di meticolosa perizia, mosse da motori
che sfruttano le più svariate fonti di energia, dal magnetismo all'acqua,
fatte di rotelle, ingranaggi, fili di nylon, stracci e carta. Notevoli per
estro e riuscita Luna Park e Pink Floyd, sorta di omaggio dai vaghi
accenti psichedelici alcelebre gruppo anglosassone.
Una mostra interessante, difficile da situare nel panorama
contemporaneo, con qualche leggero contatto con la poetica dei
vecchi enfatisti e degli ancor più antichi dadaisti.
Guido Costa
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